Vangelo



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Matteo 13, 18-23

Testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

Recita
Sara  Urbinati

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

Meditazione
Oggi onestamente non ci sarebbe bisogno di spiegare il Vangelo perché fa tutto Gesù.
Però sento il bisogno di contemplare la figura di questo seminatore che, come nel quadro di Van Gogh, semina quasi distrattamente il seme della Parola. Pare si allontani rispetto al tracciato andando a gettare il seme fuori dei solchi preparati pazientemente dal contadino. Semina dappertutto, sulla strada, nei rovi, sul terreno sassoso come un cieco mandato solitario senza riferimenti intorno a lui.
Ma in realtà dove semina costui?
Dirà la liturgia dei Vespri: il Figlio di Dio viene per seminare nei solchi dell'umanità il seme della Parola. Bellissimo. Quel seminatore semina nei solchi dell’umanità. I solchi dicono delle spaccature, dei tagli, delle fenditure, scavi aperti, segni, ferite. I solchi di un viso sono le rughe. È l'umanità segnata dal tempo e dalla Storia. E’ la Storia stessa che apre e richiude quel terreno su cui il cieco seminatore getta il seme. E così la storia degli uomini diventa lo stesso Regno. Nel dipinto di Van Gogh l’andamento cronologico della semina è capovolto. Dietro il seminatore brilla già l’oro del grano come se Dio vedesse già nei solchi aridi della terra la luce del Regno che verrà.
Ma in fondo la semina non è nella fede già tempo di raccolta? La terra non copre forse il suo segreto per il tempo dell’incubazione per aiutarci a credere ciò che non è ancora, ciò che sarà, che fiorirà, che darà frutti. La semina è il tempo di gettar via piangendo, come dicono i salmi, per poi raccogliere in letizia.
Concludo a proposito con questo bel passaggio di una teologa protestante, Lidia Maggi.

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